di
Luisa e Pietro Sergi
Verso la fine di marzo di quest’anno avevamo deciso di
cambiare il “look” interno della nostra “Giuditta”
e, per questa operazione, c’eravamo recati presso la Ditta “Imbottiti Lorenzetti srl” di San
Giustino (PG). I titolari, di una gentilezza squisita, ci avevano
assicurato che il tutto sarebbe stato pronto per il 2 aprile e quindi abbiamo
colto al volo questa occasione per programmare una visita ad Urbino, durante le vacanze di Pasqua.
E’ nostro vivo desiderio ringraziare l’amico (e camperista) Massimo Malavarca
per gli impeccabili lavori
di carrozzeria, eseguiti qualche giorno prima sulla nostra “Giuditta”. E’ un
autentico professionista nel suo settore, uno dei titolari dell’Autocarrozzeria “BI.MA” di Montemurlo (tel. 0574.650769 – cell. 335.6193713), che insieme a
tutto lo staff ha dimostrato di essere un team di esperti artigiani seri,
disponibili e cordiali.
Partiamo da Prato di buon mattino ed alle 9,00 siamo a San Giustino, di fronte alla ditta “Imbottiti Lorenzetti” (tel. 075.856191
– www.lorenzetti.it)
dove veniamo accolti amichevolmente dai titolari. Dopo circa un paio d’ore di
lavoro la nostra Giuditta”, che quest’anno “compie” dieci anni, è pronta e
bellissima: gli interni, di ottima fattura, calzano a pennello.
Lasciamo quindi San
Giustino (merita una visita il Castello Bufalini) e ci avviamo verso
Urbino, ma a causa di una frana caduta sulla 73 bis, una deviazione ci costringe a raggiungere Città di Castello
ed a prendere la 257, una strada di
continue curve e tornanti che sembra non finire mai. Durante il tragitto ci
fermiamo per un panino e quando finalmente arriviamo nell’ampio parcheggio “Borgo Mercatale” (a pagamento) di Urbino, tiriamo un sospiro di
sollievo.
Le antiche mura della città si stagliano imponenti su di noi
e sono veramente belle nella luce del tramonto. Nel piazzale c’è l’Ufficio
Informazioni e da lì si accede, oltre che alla rampa elicoidale, ad un ascensore che ci porta in Corso Garibaldi. Percorrendo gli antichi portici arriviamo in Piazza
della Repubblica, cuore pulsante del centro storico, dove convergono in
salita ed in discesa tutte le principali strade della città.

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Veduta di Urbino dal
parcheggio
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Portici di Corso
Garibaldi
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E’ ormai troppo tardi per visitare qualsiasi cosa e così
decidiamo di entrare in un antico ristorante con annessa libreria (Osteria il
Portico, Via Mazzini 7) per chiudere in bellezza la nostra giornata. Abbiamo
già notato che non sarà facile per noi visitare Urbino, ma rimandiamo con
filosofia il problema al giorno dopo.
Nel piazzale sottostante le mura abbiamo passato una nottata
tranquilla. Riprendiamo il solito ascensore
ed in breve siamo in centro. Urbino
si erge su due colli ad un’altezza di 485 metri s.l.m. e conta poco più di
15000 abitanti. Le sue origini sono antichissime ed è una delle maggiori mete
del turismo artistico mondiale, per la sua storia, i tanti monumenti e le opere
d’arte in essa contenute. Il centro storico, dal 1998, è stato dichiarato
dall’UNESCO patrimonio dell’umanità.
Percorrendo gli splendidi portici di Via Garibaldi giungiamo in Piazza della Repubblica ed iniziamo faticosamente a salire Via Veneto. Incontriamo la Basilica che si erge su bianche colonne
in cima ad una scalinata, i cui interni sono opera dell’architetto Valadier. Davanti a noi la bella Piazza Duca Federico dove si dispiega
lo splendido Palazzo Ducale, antica
dimora del signore della città, Federico
da Montefeltro.

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Cattedrale
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Palazzo Ducale
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Al suo interno visitiamo i piani nobili che
accolgono oggi la Galleria Nazionale
delle Marche. Possiamo ammirare la grande Sala della Jole, l’immenso Salone
del Trono e l’imponente alcova in legno. I lavori ad intarsio delle porte e che
raggiungono il culmine nello Studiolo ci lasciano a bocca aperta: quello
che vediamo è un’altissima espressione di arte e cultura. Nella Galleria opere
d’arte che vanno dal ‘300 al ‘600 tra le quali splendidi capolavori di pittori
rinascimentali italiani.

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lo Studiolo
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Museo Archeologico
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Scendiamo poi nel Cortile
d’Onore da dove possiamo accedere al Museo
Archeologico: una vasta raccolta di antiche iscrizioni romane, urne, cippi,
ecc.
Visitiamo anche i vasti e molto suggestivi antichi sotterranei, occupati anticamente dai locali di servizio del
Palazzo: la scuderia, le stalle, il frigorifero del tempo, le cucine ed i bagni
ducali dotati di sistemi di riscaldamento e di smaltimento delle acque e dei
rifiuti.
Torniamo in Piazza
della Repubblica e, da lì, la Via
Raffaello si inerpica ripidissima davanti a noi. Per fortuna la casa natale
di Raffaello Sanzio è solo ad una
trentina di metri in salita e Pietro, a forza di braccia, riesce a raggiungerla
con Stefano; qui ci rendiamo conto che non è accessibile a persone su sedia a ruote
e decidiamo di conseguenza di visitarla a turno. E’ un bellissimo edificio quattrocentesco nel
quale sono esposti incisioni e riproduzioni del grande pittore e dipinti di
altri artisti.
E’ ormai ora di pranzo e per la gioia di Stefano e di tutti
noi entriamo nel ristorante la “La Fornarina” (Via Mazzini, 14) dove gustiamo
un ottimo pranzo.
Percorriamo poi a piedi, questa volta in discesa, la
ripidissima Via Mazzini che ci
conduce fino al parcheggio e ripresa “Giuditta” ci rechiamo nel parcheggio della Fortezza di Albornoz
circondata da torrioni e possenti bastioni. Al suo interno, da un’ampia area
verde, si può godere di una veduta
mozzafiato sul Duomo ed il Palazzo Ducale; c’è anche un bar dove sostiamo
un po’ bevendo e deliziandoci del paesaggio.

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Stefano alla
"Fornarina"
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veduta dalla Fortezza Albornoz
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Tornando verso il camper passiamo dai giardini pubblici, situati al termine della salita di Via
Raffaello, nei quali si erge il monumento
a Raffaello. Ceniamo e pernottiamo lì insieme ad altri camper
(parcheggio tranquillo) approfittando della posizione per ammirare Urbino di
notte tutta illuminata.
Nel nostro programma c’era la visita di Urbania e Mercatello
sul Metauro, ma per raggiungerli avremmo dovuto ripercorrere a ritroso la
strada tutta curve fatta per arrivare ad Urbino. Decidiamo quindi di dirigerci verso il mare e
percorsi 80/90 Km arriviamo a Gradara,
insignita della Bandiera Arancione del TCI. Il borgo, che ancora oggi conserva
l’impianto quattrocentesco, ha un giro di mura
esterno lungo circa 700 metri ed è veramente bello.
Parcheggiamo nei pressi della porta d’ingresso (dopo aver
contattato la Polizia Municipale) ed oltrepassato l’arco la strada davanti a
noi si erge ripida fino alla Rocca. Decidiamo di farla a tappe: un tratto di
faticosissima salita e la visita delle stradine laterali che sono in piano e ci
consentono di ammirare gli splendidi scorci del borgo e delle mura esterne. A
forza di tappe arriviamo fino al Castello dove, poco prima, si erge la Chiesa di San Giovanni Battista della fine del XIII secolo. All’interno uno
splendido crocefisso ligneo del ‘400. La Rocca,
proprietà per lunghi anni dei Malatesta
ed in seguito degli Sforza, è ricca
di opere d‘arte, antichi mobili, decorazioni alle pareti ed ai soffitti, ma
purtroppo non accessibile a noi.

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Gradara
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Gradara – Mura
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Ricominciamo a scendere e siccome qualche goccia di pioggia
sta cadendo su di noi entriamo nel Museo
Storico; quello che possiamo vedere all’interno (armi e strumenti di
tortura) ci dimostra ancora una volta
quanto l’essere umano può essere violento e brutale.
Pranziamo nella “Pizzeria da Berto”, fuori le mura, gustando
delle ottime piadine (Via Mancini, 11 – tel. 0541.964528).
Ci spostiamo poi con “Giuditta” nel parcheggio P1 riservato in parte ai camper e
passiamo un pomeriggio di relax sotto una pioggia battente che si protrarrà per
tutta la notte.
Continua a piovere e fa anche freddo, per cui decidiamo di
prendere l’autostrada A14 e di
rientrare. Il traffico è intenso e per l’ora di pranzo siamo a Roncobilaccio
sull’A1 dove ci fermiamo a mangiare.
Ancora pochi chilometri e nel primo pomeriggio siamo a casa.
Sia Urbino che Gradara meritano, secondo noi, di
essere visitati in maniera capillare poiché sono veramente belli e, Urbino in
particolare, possiede una ricchezza di arte, cultura, edifici e storia che
merita di essere scoperta e assaporata al massimo. Noi abbiamo visitato quello
che era possibile e siamo felici di quanto abbiamo potuto vedere.